Il film "l'uomo bicentenario".
Scena del film “l’uomo bicentenario”.

Molti di voi avranno sicuramente visto il film “L’uomo Bicentenario” uscito nel 1999, la cui trama si incentra attorno ad un robot positronico, creato ad uso domestico, che sviluppa la capacità di provare dei sentimenti, nonostante la sua natura meccanica e non umana.
La storia fu etichettata come “al limite dell’immaginazione“, e negli ultimi 18 anni l’opinione pubblica non è mai cambiata a riguardo; l’eventuale possibilità che una macchina potesse lontanamente venire “combinata” con tessuti o cellule viventi non è mai stata contemplata, fino ad ora.

 

La scienza oltre ogni limite

Arrivano i Robot composti da cellule viventi, definiti nel campo scientifico come “robot ibridi“, ed a parlarne per prima è stata la rivista Science Robotics, tramite la pubblicazione di un ampio articolo firmato dell’ingegnere dell’Istituto di BioRobotica di Pisa, Leonardo Ricotti.
L’articolo non lascia troppo spazio all’immaginazione, descrivendo in modo dettagliato come gli scienziati, i centri di ricerca e le migliori università che parteciperanno al progetto hanno intenzione di rendere concreta questa illuminata visione.

Secondo quanto scritto sulla rivista, questi robot ibridi, sarebbero in grado di percepire ogni cambiamento intorno a loro, riuscendo ad adattarsi di conseguenza, anche in situazioni considerate ostili; avrebbero dunque l’istinto di sopravvivenza, sensazione prettamente riservata agli esseri viventi.
Si è già iniziato a discutere dei possibili impieghi e ruoli nella società che questi robot andrebbero ad occupare: il progetto propone l’utilizzo degli ibridi per la tutela dell’ambiente, per le operazioni di sicurezza, sorveglianza e per gli interventi di soccorso. Si ipotizza inoltre un eventuale uso in medicina ed in fabbrica.

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Come sono fatti questi ibridi robot?

L’ingegnere Ricotti ha dichiarato: “Queste macchine ibride sono sistemi robotici basati su cellule viventi“, rendendole quindi un mix perfetto e funzionale di parti naturali ed artificiali che le compongono.
Lo studio sulla questione è ancora in corso e viene spalleggiato da prestigiose Università e centri di ricerca scientifici degli States, Canada e Germania; pur non avendo ancora ultimato il modello perfetto, ad oggi sono stati ottenuti dei prototipi beta che hanno le parti meccaniche assemblate con le cellule di insetti, batteri ed umani.

Questo tipo di connubio artificiale tra tessuti viventi e componenti meccaniche permetterà ai robot di eseguire con successo infallibile tutte le mansioni per i quali sono stati progettati, imitando a specchio il funzionamento degli organismi viventi che sono in grado di compiere dei movimenti estremamente complessi.

Anche se nella nostra immaginazione supponiamo che un robot ibrido sia di aspetto simile a quello di un essere umano, non è propriamente così; infatti, una delle caratteristiche più interessanti sotto l’aspetto innovativo-scientifico è la miniaturizzazione.

Cos’è la miniaturizzazione?

Con miniaturizzazione si intende il processo tecnologico di riduzione dimensionale, o rimpicciolimento, di oggetti e dispositivi di ogni natura. Tecnica della quale si è sempre parlato, viene associata all’era contemporanea e più precisamente agli studi sull’atomo. Grazie a questa pratica la scienza è stata in grado di fare dei notevoli passi in avanti, introducendo al concetto di nanotecnologie, settore appartenente alla scienza applicata che si occupa della manipolazione della materia.

Far in modo che a queste macchine viventi si possa applicare il processo di miniaturizzazione, e che esse lo supportino, è il principale ostacolo da superare. Gli scienziati che lavorano al progetto sono positivi e speranzosi riguardo ai risultati finali.
Una volta superato con successo l’ostacolo, si potranno costruire robot milioni di volte più piccoli di un puntino, in grado di aggirarsi all’interno del corpo umano per eseguire degli interventi chirurgici, o per mirare l’effetto dei farmaci in un punto specifico, senza rischiare di incorrere in effetti collaterali.

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La fine del progetto non è sicuramente imminente ma le probabilità di raggiungere gli obbiettivi sperati sono molto alte, alla prossima news sul mondo della scienza!